giovedì 23 dicembre 2010

L'AEROPORTO DI CENTOCELLE


“…Perché non sei venuto stamani a Centocelle? - Gli domandò il duca. Avevo un altro appuntamento – rispose Andrea, senza pensarci, per una scusa qualunque…”. Così a pagina 270 del romanzo Il Piacere, nel 1889, Gabriele D’Annunzio cita Centocelle. Ma a quale proposito? Come si può evincere dalle stesse righe, è la nobiltà romana che viene chiamata in causa. Infatti, ancora all’inizio del XX secolo, la famiglia aristocratica Macchi di Cellere possedeva in loco un’ampia proprietà terriera (Villa Cellere), conosciuta anche come i “Pratoni di Centocelle”, dove la nobiltà romana si radunava per la caccia alla volpe. Una parte di questa estesa proprietà fu poi trasformata nell’aeroporto di Centocelle. Fu il ministero della guerra, nel 1884, ad impartire la prima disposizione relativa alla costituzione di un servizio aeronautico militare. Nello stesso anno, il tenente Alessandro Pecori Giraldi compì ascensioni frenate e libere con i “palloni” del francese Godard, ascensioni che proseguirono e si perfezionarono negli anni, e alle quali si aggiunsero quasi subito i voli con i dirigibili (i cui campi di partenza erano però ubicati altrove). Nell’anno 1909 a Roma veniva fondato il Club degli aviatori, il quale si prodigò subito per acquistare un aeroplano, e allo scopo avviò delle trattative con Wilbur Wright. Il costo di tale operazione si aggirò attorno alle 50000 lire dell’epoca, 25000 lire per l’acquisto dell’aeroplano, altrettante come compenso per l’istruttore. Per dare quindi avvio ai primi voli, si affittò un prato a Centocelle, compreso tra le vie Casilina e Tuscolana, e sul quale venne costruito un capannone che servì da aviorimessa. Servì anche come dimora per Wright, almeno fin quando non venne invitato a Villa Celere, dalla contessa Macchi di Cellere. L’aeroplano, un Wright n. 4, fu costruito dalla Ditta Bariquand et Marre di Parigi, e disponeva di ala biplana, timone di profondità a due piani orizzontali, doppi timoni di direzione posteriori, eliche posteriore e controrotanti di legno, con trasmissione a catena. Era lungo 10 m. e aveva un’apertura alare di 12,50 m. La velocità massima che poteva raggiungere era di 58 km. orari. Il 15 aprile 1909, davanti ad una gran folla di spettatori, il Wright compì il primo volo su Centocelle, alzandosi a trenta metri dal suolo, per circa 10 minuti. Era la prima volta che i romani alzavano la testa al cielo per ammirare un oggetto volare, guidato dall’uomo. Questo “privilegio” oltre che ai rampolli della nobiltà, toccò agli abitanti di Centocelle. Il 1 maggio del 1909 il sottotenente di vascello, Mario Calderaia, si alzò in volo da Centocelle e compì il primo volo completo nel cielo di Roma (che fu anche il primo volo vero e proprio con un aeroplano che si compì in Italia). L’aeroporto di Centocelle era così nato, nel corso di questi numerosi voli più o meno “sperimentali”. Nel 1910 il Ministero della guerra autorizzò l’esercizio di una scuola di aviazione a Centocelle, e nacque la prima scuola militare dell’aviazione italiana. Non mancarono, nel corso dei tanti voli che da qui partirono, gli incidenti mortali, come quello in cui persero la vita Cammarota e Castellani, caduti a Centocelle. Possiamo affermare alla luce di questa breve ricostruzione storica, che Centocelle ospitò la nascente aviazione italiana, e concludo riportando alcune significative parole che Alfredo Panzini scrisse sul “Corriere della Sera” di quegli anni: “…giungemmo al campo di Centocelle…chiuso era il grande cancello. Un’impressione di solennità![…]L’immensità verde del campo era punteggiata di vivaci colori, come fiori[…]In fondo la linea violacea dei Monti Albani, da cui venne Romolo[…]Mi trovai seduto in un seggiolino molto comodo…guardavo la ruota: essa si mise a girare vorticosamente. Ad un tratto la vidi ferma…“Siamo a mille metri di altezza”, mi urla il mio vicino…distinguo i rettangoletti verdi dei campi, le casettine, le villette…scomparso è il verde della campagna, siamo sopra un deserto di pietra: è Roma”.